Impegnamoci a costruire

Impegnamoci a costruire

Carissimi Malaspinesi, nel leggere il testo della lettera pubblicata su 7 Giorni a San Felice da don Paolo (il parroco) al di là degli aspetti spirituali cui lascio la riflessione a chi crede, sono stato colpito in particolare da alcuni passaggi in cui credo insieme a me altre persone residenti nel nostro quartiere possano rispecchiarsi.

Di seguito propongo la lettera integrale:

“Carissimi sanfelicini, qualche settimana fa con alcuni ragazzi che seguono il cammino del “Dopo Cresima” abbiamo visto alcune immagini relative alla nascita di San Felice e alla vita dei primi anni del quartiere e della parrocchia. La sorpresa dei ragazzi è stata notevole: non si aspettavano di vedere i cantieri edili, e il fango al posto del bel verde che abbiamo. Per loro San Felice è sempre stato così come lo vedono ora. Questi ragazzi non conoscono la storia di questo posto, le storie di molti di voi che sono stati “pionieri”, le avventure, le fatiche, le battaglie, le amicizie che sono nate, la solidarietà vissuta. Molti oggi – non solo ragazzi, penso anche alle tante nuove famiglie arrivate in questi anni – sono solo fruitori di una realtà che è nata grazie all’ apporto intelligente e generoso di molti. Non mi riferisco qui alle imprese costruttrici e alle varie professionalità grazie alle quali è nato il quartiere. Mi riferisco soprattutto alla comunità, alle buone e sane relazioni che anche oggi si riconoscono, alle opportunità che questo posto permette. Tutti frutti maturi di cui possiamo godere e che ci arricchiscono. Spesso in queste occasioni si dice che “noi siamo quello che abbiamo ricevuto”. Non è solo una frase retorica. Nel caso di San Felice questo si può dire che è vero. Tra pochi giorni cade la festa del quartiere che coincide con la data della consacrazione della nostra chiesa: quest’anno sono 40 anni. Mi sembra bello cogliere l’occasione per ringraziare i primi sanfelicini che si sono adoperati per costruire non solo delle case, ma un posto in cui vivere insieme, dove ci fossero i servizi essenziali e quelli legati alla cultura e anche alla spiritualità. Ringraziare per non aver voluto un quartiere dormitorio, come ce ne sono tanti, anche attorno a Milano, ma una realtà socialmente viva. Non era scontata questa cosa. Tra quanti vanno ringraziati ci sono naturalmente anche i preti, parroci e viceparroci, miei predecessori, a partire da don Enrico, parroco fondatore della parrocchia, e don Gabriele primo coadiutore, cioè primo prete per i ragazzi. Loro hanno iniziato la parrocchia, ne hanno gettato le fondamenta spirituali che poi altri hanno seguito, allargato, innovato. Festeggiare è sempre bello. Si festeggia per il presente, per quello che si sta vivendo. Ma facendo questo ci si ricorda che il presente è stato reso possibile da un passato impegnativo, ma fecondo. Da questo passato giunge a noi nel presente l’invito a non sciupare quanto fatto, conservando con cura l’esistente. Ma non una conservazione da museo. Deve essere una conservazione viva, che continui per l’oggi, in vista del domani, il lavoro che questi “pionieri”, che sono diventati un po’ anziani, hanno fatto. È una sfida oggi forse più difficile di ieri. Ieri c’era l’entusiasmo dell’inizio, della nuova avventura. Oggi c’è il rischio, ben visibile, di solo godere privatamente dell’esistente, pensando che questo esistente esista per sempre. Ma non può esistere per sempre una comunità che è fatta di gratuità, di disponibilità, di amicizia, di semplice solidarietà, se questa non la si desidera e non si continua pian piano a costruirla nel silenzio. Mi sembra bello che ai nostri ragazzi non lasciamo solo un quartiere curato e sicuro grazie ai MAV che paghiamo, ma anche una comunità simpatica e fantasiosa, cose per cui non ci arriveranno mai buste da nessuna amministrazione. I “pionieri” pian piano ci stanno passando il testimone. Ai noi l’entusiasmo di raccoglierlo. Ci vediamo alla festa. Un caro saluto a tutti. don Paolo”

Se siete arrivati fin qui vi ringrazio per l’attenzione e vi chiedo altri due minuti per condividere i passaggi che a me hanno colpito:

“…adoperati per costruire un posto in cui vivere insieme, dove ci fossero i servizi essenziali…”

“…non aver voluto un quartiere dormitorio…ma una realtà socialmente viva. Non era scontata questa cosa”

“…Festeggiare è sempre bello. Si festeggia per il presente, per quello che si sta vivendo. Ma facendo questo ci si ricorda che il presente è stato reso possibile da un passato impegnativo, ma fecondo. Da questo passato giunge a noi nel presente l’invito a non sciupare quanto fatto, conservando con cura l’esistente. Ma non una conservazione da museo. Deve essere una conservazione viva, che continui per l’oggi, in vista del domani…”

“Ieri c’era l’entusiasmo dell’inizio, della nuova avventura. Oggi c’è il rischio, ben visibile, di solo godere privatamente dell’esistente, pensando che questo esistente esista per sempre. Ma non può esistere per sempre una comunità che è fatta di gratuità, di disponibilità, di amicizia, di semplice solidarietà, se questa non la si desidera e non si continua pian piano a costruirla nel silenzio. Mi sembra bello che ai nostri ragazzi non lasciamo solo un quartiere curato e sicuro grazie ai MAV che paghiamo, ma anche una comunità simpatica e fantasiosa, cose per cui non ci arriveranno mai buste da nessuna amministrazione. I “pionieri” pian piano ci stanno passando il testimone. Ai noi l’entusiasmo di raccoglierlo”

Quanto sopra è una fotografia di San Felice, anzi un album che oggi compie 40 anni fatto di tante foto e che invita a riflettere sul presente e sul futuro.

Malaspina è un album con un numero di foto magari inferiore che comunque quest’anno compie 10 anni e che a me trasmette esattamente le stesse emozioni e stimola le medesime riflessioni.  Spero sia così anche per voi,  non lasciamoci andare al rischio di solo godere privatamente dell’esistente, pensando che questo esistente esista per sempre… non possiamo lasciare ai nostri ragazzi solo un quartiere curato e sicuro grazie ai MAV che paghiamo, impegniamoci  a costruire una comunità simpatica e fantasiosa, cose per cui non ci arriveranno mai buste da nessuna amministrazione…

Andrea Da Dalt

(Presidente Associazione Residenti Malaspina)

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